Come rispondere alle rimostranze (per altro legittime) della famiglia.

Premessa

Ricordatevi sempre che, qualsiasi cosa vi dicano i vostri famigliari, anche se vi sembra strano e anche se non è per voi condivisibile, è dettato da un amore profondo e, in alcuni casi, da più saggezza e consapevolezza rispetto a quanta voi crediate di averne già acquisita.
Siate gentili e siate delicati.
Siete adulti, per cui le vostre decisioni, nel bene o nel male saranno accettate. Ma argomentate sempre, non controbattete con questioni di principio o prese di posizione aprioristiche. Sono inutili e controproducenti.

Riproduco sommariamente, a beneficio di chi legge, la telefonata intercorsa il giorno 20 febbraio tra la sottoscritta e il suo papà:
Tuu..tuu…tu..

P: Pronto?
V: Ciao papi!
—Altri carinissimi convenevoli—
V: Ho deciso che viaggio fare!
P: (Mugugno incomprensibile)
V: Faccio la Transiberiana! (ancora non ero sicura del percorso)
P: Ah. Bellissimo! E con chi vai? Ti appoggi a un’agenzia, sì?
V: Con nessuno e nessuna agenzia.
P: Prego?

Digressione 1

A onor del vero inizialmente, cioè nella mezz’ora precedente la telefonata, avevo anche pensato di appoggiarmi a qualche famosa agenzia dell’Internet che organizza viaggi avventurosi a prezzi, tutto sommato, gestibili.

Ho valutato i pro e i contro:

  1. È vero che parti con un viaggio abbastanza organizzato, che non ti devi occupare delle prenotazioni, dei visti, delle assicurazioni sanitarie, dei voli e degli alberghi.
    Ma è anche vero che, almeno nel mio caso, se rinunci a tutto questo ti perdi moltissimo della spinta emotiva che dovrebbe precedere il viaggio stesso. E sono sensazioni davvero incredibili;
  2. Parti con altre persone, certo; ma sono comunque persone sconosciute che, per il calcolo delle probabilità, avresti potuto comunque incontrare.
    Però parti dall’Italia, per cui sicuramente sono italiane e ci devi condividere per 25 giorni cuccette del treno e ostelli. Ti può andare bene o andare male, la questione è che poi, a conti fatti, se ti stanno sulle palle, non hai alternative. Io non volevo partire con connazionali, ma lo stesso discorso sarebbe valso se fossi stata francese o tedesca. Ho solo scelto di darmi l’opportunità di conoscere il più possibile persone di altre nazioni e di provare a imparare qualcosa di lingue e culture diverse dalle mie. Partire insieme a chi parla la tua stessa lingua, prova i tuoi stessi disagi o ha le tue medesime esigenze è tremendamente rassicurante. Ma non era il mio scopo;
  3. Con l’agenzia gli spostamenti sono assicurati e sicuri. Ti vengono a prendere alle stazioni dei treni, ti accompagnano agli alberghi, ti portano in aeroporto.

Posso assicurarvi che le medesime cose succedono anche se ti organizzi il viaggio da solo (questo lo sapevo già dai precedenti viaggi). Basta solo avere pazienza, contattare le strutture che hai scelto e sapere un po’ di inglese. Perché è inutile negarlo: l’inglese è stato fondamentale per le interazioni e gli acquisti che ho fatto. So che in Siberia non brillano per la conoscenza dell’inglese (e detto da un’italiana è un’affermazione forte) ma, almeno per quanto riguarda gli ostelli, i biglietti dei treni e gli spostamenti terracquei, mi hanno tutti risposto con un inglese pressoché perfetto e molto gentilmente. Stessa cosa per Mongolia e Cina. E, soprattutto, dove ne avrò necessità, mi verranno a prendere; per tutto il resto esistono le cartine, Google Maps, le metropolitane e i taxi.
Come si potrà intuire, i contro hanno battuto i pro a mani bassissime.
E questo è quello che ho spiegato a mio padre, trovando un riscontro intelligente e ragionevole.

P: Va bene…ma insomma. È un periodo un po’ così. Se ne sentono tante in giro, hai sentito cos’è successo a…?
V: Attentati, papi, si chiamano attentati.
P: Appunto.

Digressione 2

Inutile coprirsi gli occhi con le fette di mortazza: non viviamo esattamente nel periodo storico più tranquillo che sia mai esistito ma io, da storica, posso assicurarvi che un periodo storico tranquillo per davvero, non è mai esistito.

Non dimentichiamoci poi che i mezzi di comunicazione di massa ci aggiungono, spesso con una leggerezza sconcertante, un carico da novanta elevato alla sesta.

È anche vero che la nostra generazione è forse la prima a spostarsi con così tanta frequenza e facilità per cui le equivalenze STAI A CASA TUA = NON TI SUCCEDE NIENTE oppure PARTI = TE LA VAI A CERCARE sono abbastanza inevitabili, specie da parte delle nonne.

Sappiamo tutti che è una minchiata, soprattutto se poi schiatti perché la vicina di casa ha rovesciato accidentalmente il bidone dell’umido sul tuo pianerotto e tu scivoli sugli avanzi della sera prima battendo una craniata che ti manda all’altro mondo.

Sono cose che capitano.

Un’altra considerazione: gli attentati ci sono, eccome. Ma se su 365 giorni ne capitano 10, significa che per gli altri 355 non accade nulla. Non è perché non ce li fanno notare che gli altri 355 non esistono. Solo, il telegiornale risulterebbe molto più noioso. Bisogna essere un po’ fatalisti e con questo non intendo sconsiderati.

E anche questo ho detto a mio padre. Cose che sapeva già benissimo e su cui si è trovato d’accordo. (Ma credo che la paura di un genitore sia davvero una cosa potentissima e comunque è preciso dovere di genitori e figli contraddirsi. Da quando esiste il mondo).

P: Va ben, quand’è che parti?
V: Ancora non lo so, papi. Ma grazie. Sono felice. Andrà tutto bene.
P: E io sono felice per te.

Questo me lo dice sempre. Ed è l’unica cosa che conti davvero.

Il giorno dopo ho comprato il biglietto per Mosca.

Ps. Tutta la mia famiglia, ma proprio tutta, chi incondizionatamente, chi con qualche paura in più ha accettato, condiviso e appoggiato questa scelta.

Nessun famigliare è stato maltrattato per la stesura di questo post.

(La parte delle perplessità di parenti e amici che riguarda il mio genere sessuale, merita un post a parte).

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